Aquatic Centre
(translated by Julia Anastasia Pelosi-Thorpe)
Stretched on the bed you sometimes see forms,
curves entering and spirals escaping.
Transparent organs up high open out
and become a soft line chasing itself,
cleaning breath from dark colours—blood colour,
or the thick colour of the flesh where bees are born.
Nothing regenerates, but is prolonged, endless
in the line that cleans objects and does things
to think, to inhabit: a large egg, for instance,
cracks itself without losing liquid and blankness overruns
the ceiling corners, opens an archway, a door
between continents.
Between sky and water this building
shines in limitless light:
you can open it, open yourself
to a rough-toned tongue,
return to the round sound of another
recovering those tones like windows onto sea
or suspension bridge through the park
where people stretched on grass are bees
and in the sun warmth seems to prevent death
though in years, millions, by one day
exploding.
You then follow other lines, those of species,
perhaps like knowing that being born
will no longer be a violence, but a phenomenon of gaze,
and from the bed you let sex clamber
round this building’s outlines
storming in its blankness under rays,
a star the moment before
explosion.
Life is everywhere, in a curved line
everyone inhabits like thinking.
Because I think of my mouth the bees now leave it.
Aquatic Centre [1]
Stesa sul letto a volte vedi forme,
curve che entrano e spirali che evadono.
Gli organi trasparenti in alto si aprono
e diventano una linea morbida che insegue se stessa,
pulisce il respiro dai colori scuri – il colore del sangue,
o quello denso della carne dove nascono le api.
Nulla si rigenera, ma è prolungato, infinito
nella linea che pulisce gli oggetti e fa cose
per pensare, per abitare: un grande uovo, ad esempio,
si spacca senza perdere liquido e bianchissimo invade
gli angoli del soffitto, apre un arco, una porta
tra i continenti.
Tra il cielo e l’acqua questo edificio
splende in una luce illimitata:
puoi aprirlo, aprirti
a una lingua di toni aspri,
tornare nel suono rotondo di un’altra
riprendendo quei toni come finestre sul mare
o il ponte sospeso per il parco
dove le persone stese sull’erba sono api
e il calore al sole sembra impedire la morte
anche se tra anni, milioni, un giorno
esplodendo.
Segui poi altre linee, quelle della specie,
forse come sapere che nascere
non sarà più violenza, ma fenomeno di sguardo,
e dal letto lasci il sesso arrampicarsi
attorno ai contorni di questo edificio
nel suo bianco sotto raggi tempesta,
la stella nell’attimo prima
di esplodere.
La vita è ovunque, in una linea curva
ognuno abita come pensare.
Le api ora lasciano la mia bocca perché le penso.
*
[It almost feels like you haven’t lived through…]
(translated by Jacob Blakesley)
It almost feels like you haven’t lived through
all these disjointed years
after the revolution, or the naive
hypocrisy of growing old,
-- perhaps this cage,
security, or a slice
of life like a piece of bought meat.
If you only know what invisible thread
what a taut and mendacious rope –
I too under the flood
The incalculable burden
I too want to stop saying
I
[Sembra quasi che tu non abbia vissuto…]
Sembra quasi che tu non abbia vissuto
tutti gli anni sconnessi
dopo la rivoluzione, o l’ipocrisia
ingenua di invecchiare
– forse questa gabbia,
la tua sicurezza, o un pezzo
di vita come carne comprata.
Se sapessi quale filo invisibile,
quale corda tesa e bugiarda…
anch’io sotto l’alluvione
sotto al peso incalcolabile?
anch’io vorrei smettere di dirmi
io.
*
[They will end, end…]
(translated by Jacob Blakesley)
They will end, end –
I’ve imagined these moments:
the abeyance, the truth
for everyone – these seconds
nourishing like milk.
But the sky follows the path of branches,
a painted reality
moving without fear
until I sense that it is true,
more than me –
the feathers scintillating among branches
telling me
perfection is outside, beyond.
So death returns, like the sky,
above all transformed things –
the sky has lost all its colors,
it pushes them high up, loses them,
makes them new, the sky
changes every day – the world
endures only in parallel.
[Finiranno, finiranno…]
Finiranno, finiranno –
ho pensato a questi momenti,
la sospensione, la verità
per tutti – questi secondi
nutrienti come il latte.
Ma il cielo segue il corso dei rami,
è una realtà dipinta
che si muove senza paura
fino a quando non sento che è vero
più di me –
le penne che brillano ora tra i rami per dirmi
la perfezione è fuori, fuori.
Allora torna la morte come il cielo
su tutte le cose trasformate –
ecco che il cielo ha tutti i colori,
li spinge in alto, li perde,
li fa nuovi, il cielo
cambia ogni giorno – il mondo
resiste solo in parallelo.
*
Trasparence, VI
(translated by Jean-Charles Vegliante)
La mer est devant. La lumière du matin se grène,
nous transforme dans les points de fuite d’une perspective inversée.
Les fruits tombent, les pensées nous traversent,
se déposent sur les os et les pensées se gonflent
en haut résistantes dans l’air de fin d’été, sphères où
les projections de beaucoup d’hommes commencent à s’échanger
en se fixant dans la lumière alors que mer et terre
refroidissent. Imprévisiblement nous pouvons devenir
froids appuyés sur des flots et des nuages froids.
Autour, l’endroit est à présent transparent.
Autour, c’est l’endroit intérieur de la peur et de la vérité.
Au milieu, les sphères des pensées sont libellules :
elles s’accouplent et les fruits tombent, disent
ce que nous sommes, comment nous nous sommes imaginés.
C’est le matin: c’est revenir l’un en face de l’autre
– être la perspective fragile et forte
pour qui nous a habités, qui nous habite.
Trasparenza, VI
Il mare è davanti. La luce della mattina si sgrana,
ci trasforma nei punti di fuga di una prospettiva rovesciata.
I frutti cadono, ci attraversano i pensieri,
si depositano sopra le ossa e i pensieri si gonfiano
in alto resistenti nell’aria di fine estate, sfere dove
le proiezioni di molti uomini iniziano a scambiarsi
fissandosi dentro la luce mentre mare e terra
raffreddano. Inaspettatamente possiamo diventare
freddi appoggiati su onde e nuvole fredde.
Intorno, il posto adesso è trasparente.
Intorno, è il posto interiore della paura e della verità.
In mezzo, le sfere dei pensieri sono libellule:
si accoppiano e i frutti cadono, dicono
cosa siamo, come ci siamo immaginati.
È mattina: è tornare l’uno di fronte all’altro
– essere la prospettiva fragile e forte
per chi ci ha abitato, chi ci abita.
[1] The poem’s title refers to the London Aquatics Centre designed by Zaha Hadid Architects.